Il presidente dell’ ACER Cesare Mangianti risponde all’ Assessore Fiori



“ Il tema da me sollevato riguarda le sanzioni che è necessario applicare a chi, con dichiarazioni mendaci vuole conseguire vantaggi e privilegi a danno di altri”

Sono sinceramente sorpreso della reazione dell’assessore Fiori, circa le dichiarazioni mendaci, sui redditi, accertate da ACER negli anni 2001/2003/2004, mentre siamo già al lavoro per verificare quelle del 2005.
Il mio non era un intento polemico, tanto meno rivolto a criticare il Comune ed il suo operato, tuttavia l’occasione può essere utile per chiarire equivoci e fraintendimenti.
Stiamo ai fatti. ACER svolge per conto dei Comuni una verifica annuale sui redditi degli assegnatari che vivono nella case popolari, ciò al fine di accertare la presenza dei requisiti di reddito per mantenere il diritto alla permanenza nell’alloggio. Si tenga conto che i limiti di reddito, recentemente incrementati dalla Regione, sono passati da 45.000 a 48.000 euro ISE annui, mentre per l’accesso all’ERP il limite è di 35.000 euro. Ecco una prima importante riforma che andrebbe promossa nella legge regionale per allineare i due valori. Non si capisce infatti perché per concorre all’assegnazione di un alloggio pubblico occorre un reddito e per la revoca e la decadenza un altro, ben più alto di 13.000 euro. I casi di assegnatari che nel corso degli ultimi 10 anni hanno superato questi redditi e che posseggono la proprietà di immobili si contano nelle dita di una mano, tutti “stanati” da ACER. Fra l’altro la legge Regionale prevede che il superamento del reddito deve persistere per almeno due anni consecutivi, oltre ad un meccanismo singolare nel quale il valore di un immobile viene determinato attraverso la rendita catastale e non a quello più reale di mercato, è quindi facile per l’assegnatario che si trova in questa situazione correre ai ripari, magari riducendo il nucleo familiare, spostando la residenza di un componente che lavora, e rientrare così nei parametri di legge (ecco un altro obiettivo di riforma).
La questione da me sollevata era però un'altra. Mi sono infatti limitato a constatare che l’evasione accertata da ACER, su scala provinciale nel corso del 2001 ammontava ad € 820.651,33 e coinvolgeva 171 nuclei familiari; nel 2003 € 741.247,00 ed ha coinvolto 167 assegnatari; nel 2004 € 647.563 pari a 163 dichiarazioni mendaci. Di fronte a fenomeni di questa portata non ci si può limitare a registare il fenomeno, o a ricalcolare l’affitto, che in molti casi non cambia, né tanto meno sostenere che si tratta di errori e/o dimenticanze, guarda caso sempre in difetto.
Trattandosi di canoni medi che arrivano, nel comune di Rimini, ad € 107 al mese, con un canone minimo di 30 € mi pare si debba tendere al rigore ed al rispetto delle regole. Non si tratta di essere buoni o cattivi ma semplicemente di operare con un senso di giustizia sociale, pensando in primo luogo a quanti sono in attesa di un alloggio, oltre 1200 famiglie solo a Rimini, ed alle altre migliaia che si arrabattano tutti i giorni per fare quadrare il bilancio falcidiato da affitti di mercato che si mangiano il 50/60 % del salario e dello stipendio. Di fronte a questi casi è automatica la denuncia penale per falso ideologico, che però si risolve con qualche fastidio burocratico o poco di più. Mentre i Comuni, e noi per loro, possono agire in due modi: o attraverso un provvedimento di decadenza dall’assegnazione (art.29 e 33 della L.R. 24/2001), oppure, con una sanzione amministrativa pecuniaria ai sensi della L. 689/81 e succ. modifiche, che viene applicata da tutti i Comuni, tranne Rimini. La “multa” varia da un minimo di 100 ad un massimo di 500 euro. Fra l’altro questa misura è stata confermata e chiaramente espressa nello schema di concessione approvato il 18 dicembre dalla Conferenza degli Enti provinciale. La nostra quindi, più che una critica è un suggerimento ed un consiglio rivolto all’Assessore Fiori: troviamo insieme gli strumenti più idonei ed efficaci per governare una situazione che, se non affrontata, può degenerare poiché il governo della vita sociale, in qualsiasi contesto, deve essere garantito dalla legalità e dal rispetto delle regole. L’impunità e l’assenza di sanzioni favorisce, come è noto, la ripetizione del reato, come dimostrano i numerosi casi di assegnatari riminesi che hanno reiterato, chi per due chi per tre anni, la dichiarazione mendace sui redditi, mentre sono significativamente calate negli altri Comuni. Se si vuole usare lo strumento della decadenza solo ai casi che superano i fatidici ed improbabili 48.000 € annui, diamoci almeno uno strumento alternativo e comunque utile a scoraggiare un fenomeno di malcostume che se non adeguatamente contrastato può provocare un effetto domino, che rischia di estendersi anche alla morosità!

Ufficio Stampa-ACER Rimini

Pubblicata il: 23/12/2007