Convegno “L\’Edilizia Sociale. La questione abitativa tra Edilizia Pubblica e Privata” (Comunicato stampa)
COMUNICATO STAMPA Si è svolto ieri pomeriggio il convegno “L’edilizia sociale. La questione abitativa tra edilizia pubblica e privata”, organizzato da ACER, nel corso del quale è stata presentata l’omonima pubblicazione realizzata da Franco Carboni (Direttore Generale ACER), ed è stato fatto il punto sulla situazione abitativa, nazionale e locale, con il presidente di Federcasa Adriano Cecchi, il coordinatore ACER per la regione Emilia Romagna Marco Corradi, intervistati dalla giornalista de “Il Sole – 24 Ore” Natascia Ronchetti.
Ad introdurre l’iniziativa, il presidente ACER Cesare Mangianti. Il quale ha ribadito concetti a lui cari, rispetto all’Edilizia Residenziale Pubblica (Erp): “L’edilizia residenziale pubblica è ancora importante e imprescindibile. Bisogna dunque continuare a reperire alloggi pubblici, attraverso nuove costruzioni dove e per quanto possibile, ma soprattutto riconvertendo il patrimonio edilizio esistente. E’ importante, tra l’altro, aumentare il turnover degli alloggi ACER. Oggi per entrare in un alloggio ACER bisogna avere un reddito Ise non superiore ai 32mila euro circa, ma per uscirne bisogna superare, per due anni a fila, un Ise di oltre 51mila euro: è troppo alto. Abbiamo già chiesto, in Regione, che questi due livelli di reddito siano unificati su 32mila euro”.
Nel corso dei lavori Carboni ha illustrato i passaggi principali della sua analisi. Si tratta di una storia delle politiche abitative in Italia, di un confronto con quanto accade in altri paesi, per scendere poi nella realtà emiliano romagnola, fino al caso riminese, con la sua particolarità, legata alla forte presenza turistica, ad una incidenza molto alta degli sfratti, ma anche a numerose buone pratiche che hanno guadagnato menzioni positive in vari consessi.
Carboni ha evidenziato come i primi piani di edilizia residenziale pubblica risalgono agli anni tra il 1891 e il 1938. Nel secondo dopoguerra si sviluppa, invece, un ben più ambizioso piano che porterà alla costruzione di oltre 14 milioni di vani. Sono seguiti gli interventi Ina Casa e Gescal, che hanno portato alla realizzazione di un significativo patrimonio abitativo pubblico, che purtroppo però è stato in gran parte dismesso, attraverso piani di alienazione e svendita, che non è stato compensato con nuovi investimenti (il rapporto è di 4 alloggi venduti per costruirne 1) .
Per quanto riguarda l’aspetto normativo, nel ’78 viene varata la legge sull’equo canone, sostituita nel ’98 dalla legge 431, che riporta tutto al libero mercato, istituendo, per le fasce più deboli, il Fondo per gli affitti. Quest’ultimo però vede la propria efficacia fortemente limitata dal forte taglio che negli ultimi anni è stato inflitto ai relativi stanziamenti, quasi dimezzati, a fronte di un aumento dei canoni, sul libero mercato, stimabile nel 150 per cento. Parimenti dal 1983 al 2009 gli sfratti sono passati da 47.572 a 116.573 e l’immigrazione è aumentata portandosi dietro una forte fame di alloggi. Poco efficaci si sono dimostrate, poi, le politiche mirate all’attivazione di canoni concordati, e in prospettiva, anche il fatto che la cedolare secca per questo tipo di contratti sarebbe del 19 per cento, a fronte del 21 per cento per il libero mercato: non può certo rappresentare un incentivo significativo, per la pratica dei canoni concordati, che dovrebbero garantire un affitto calmierato rispetto a quello libero. Così come si sono dimostrate poco efficaci le più recenti politiche sulla casa messe in atto dal Governo, specialmente nei confronti di quella “terra di mezzo” sempre più ampia, costituita da coloro che pur non avendo le caratteristiche per entrare utilmente nelle graduatorie Erp, fanno ugualmente fatica a permettersi i canoni del mercato libero dell’affitto. Per quanto riguarda le politiche regionali, Carboni non ha nascosto forti perplessità sui limiti della legge regionale che concede ai Comuni la possibilità di gestire, ognuno per proprio conto, il patrimonio immobiliare pubblico residenziale, oltre alla potestà regolamentare relativa ai criteri per l’accesso e ai canoni. “Questo rischia di generare forti differenziazioni e ingiustizie tra un Comune e l’altro, tra i residenti di un Comune e quelli di un altro. Senza contare il fatto che gestire le manutenzioni a livello comunale è estremamente dispendioso – ha detto Carboni -: un ente gestore esterno ha invece la possibilità di agire in maniera più coordinata, sinergica, e soprattutto senza sottostare alle logiche di un ente elettivo come è un Comune. Sul nostro territorio, per fortuna, grazie anche ad un ruolo di coordinamento svolto dalla Provincia, siamo riusciti ad omogeneizzare la situazione e garantire una gestione unitaria dell'ERP, attraverso la concessione di servizio ad ACER per 10 anni”.
Da parte di Carboni non è mancata l’ipotesi per ampliare il patrimonio abitativo pubblico del territorio attraverso accordi con il privato. Si tratta fra l'altro dell’idea, rilanciata, della riconversione di strutture alberghiere fuori mercato in alloggi a canone calmierato. “Torniamo a ripetere che, attraverso la riconversione di un certo numero di alberghi ad 1 o 2 stelle – ha detto il Direttore ACER -, che non sono più in grado di stare sul mercato, si potrebbero recuperare, su tutta la provincia di Rimini, un migliaio di alloggi da destinare ad Housing sociale da concedere in locazione a canoni da 300 a 400 euro al mese. Chiaramente bisognerebbe dare delle garanzie, evitare che si creino i presupposti per la speculazione, ma la cosa secondo noi sarebbe fattibile. I proprietari avrebbero entrate sicure, potrebbero essere stimolati ad investire in questa operazione per valorizzare il proprio capitale con il cambio di destinazione d'uso, non avrebbero il rischio di morosità degli inquilini, perché ACER farebbe da garante. Nascerebbe così un piccolo piano casa alla riminese. Invece gli Enti Locali, ad esempio il Comune di Rimini, dopo aver dato la possibilità, anni fa, di riconvertire le pensioni sopra la ferrovia, ora con la Variante Alberghi, ha bloccato tutto. L’auspicio è che si possa ragionare con serenità sulla proposta, considerando l'assoluta necessità di interventi sociali a favore delle famiglie che vivono in affitto, con tutte le garanzie necessarie per evitare speculazioni o lo snaturamento della vocazione turistica del lungomare".
Carboni ha inoltre auspicato che i Comuni continuino ad utilizzare ACER per il servizio di Agenzia per l’Affitto, cioè la possibilità di reperire case in affitto sul mercato privato, a prezzi più bassi del 25 per cento circa rispetto ai prezzi di mercato, per le emergenze abitative, ma anche per quei casi in cui non vi sono i presupposti per l’assegnazione di alloggi pubblici, ma le famiglie non riescono ugualmente a stare sul mercato degli affitti pubblici. Attualmente ACER gestisce 270 di questi alloggi, ma è arrivato fino a 300: “La mancanza di risorse dei Comuni, che andrebbero recuperate anche attraverso la costituzione di un fondo di garanzia pubblico-privato, – ha detto Carboni – ha prodotto questo calo, ma sarebbe lungimirante, secondo noi, continuare su questa strada perché alla fine poi i Comuni risparmiano ma, soprattutto, hanno uno strumento in più per il governo dell'emergenza abitativa".
Sempre nel corso del convegno, Cecchi e Corradi hanno espresso, tra l’altro, preoccupazione, per il rischio che venga reintrodotto l’Ici (seppur con una diversa denominazione) anche per gli alloggi ACER, e che le risorse messe in campo, a livello nazionale, per l’edilizia residenziale pubblica continuino a calare.
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Rimini, 18 febbraio 2011
Pubblicata il: 18/02/2011