1. PER AFFRONTARE L’EMERGENZA ABITATIVA SERVE IL CONTRIBUTO DI TUTTI


“L’accesso agli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica rimanga un modo per risolvere un bisogno e non diventi un diritto acquisito”



Ricerche, analisi di settore, tavole rotonde, nuovi servizi e regolamenti, bilanci. Acer Rimini è una macchina che gira a pieni giri per dare concretezza e sostegno alle politiche abitative dei Comuni della provincia chiamate a rispondere ad un disagio abitativo che sta diventando sempre più un’emergenza. Come si evince dal Rapporto sulla condizione abitativa e il mercato della locazione nella provincia di Rimini presentato recentemente dall’azienda. Presidente Mangianti, perché questo Rapporto? “Con questo Rapporto abbiamo voluto offrire uno strumento di conoscenza del fenomeno che allo stesso tempo potesse rilanciare il dialogo tra i protagonisti istituzionali, gli operatori privati e le organizzazioni sociali per uno sforzo comune in direzione dello sviluppo dell’edilizia sociale. Purtroppo il problema casa è stato rimosso, per molti anni, nella diffusa convinzione che l’elevato tasso di abitazioni in proprietà fosse una risposta sufficiente a soddisfare il fabbisogno. Si è invece riproposto con forza in relazione a fenomeni e dinamiche sociali vecchie e nuove. E la crisi economica che stiamo vivendo sta aggravando ulteriormente la situazione”. Qual è il quadro generale dell’edilizia sociale italiana? “Con l’esaurirsi dei finanziamenti Gescal lo Stato non ha più alimentato un canale di finanziamento pubblico a carico della fiscalità generale. Si è quindi proceduto, in questi ultimi 10 anni, a singhiozzo, con iniziative sporadiche e discontinue (Contratti di Quartiere, Piani di Recupero Urbano, 20.000 alloggi in locazione, ecc) sostenute economicamente da Regioni, Comuni e Aziende Casa. Dall’altra parte lo Stato ha autorizzato, nel passato (Legge 560/93), la svendita del patrimonio abitativo pubblico i cui fondi hanno permesso di compensare solo in parte le vendite con nuovi alloggi (in provincia di Rimini 1 solo nuovo alloggio ogni 3 venduti). L’aiuto dato alle famiglie dal Fondo Affitti è inadeguato e andrebbe almeno raddoppiato. Il nuovo Piano Casa nazionale non ha aggiunto risorse a quelle già messe a disposizione dal precedente Governo Prodi-Ferrero (800 milioni di euro), anzi mette a rischio il piano già varato da Regioni, Comuni e Aziende Casa per il recupero di 11.842 alloggi pubblici in attesa di manutenzione: nella nostra provincia il Comune di Rimini ha partecipato a quel piano con la richiesta di 350.000 euro per recuperare 8 alloggi. Viene invece rilanciato un nuovo piano di svendita degli alloggi Erp, spacciandolo come occasione di autofinanziamento, in realtà si riducono il patrimonio e l’offerta pubblica di alloggi per le famiglie bisognose mentre le risorse finanziarie ricavate non saranno disponibili prima di 5/10 anni. Si parla poi di housing sociale - tema senz’altro da approfondire che assomiglia molto all’edilizia convenzionata/agevolata dei Peep - che dovrebbe favorire il coinvolgimento dei costruttori privati, ma di cui non è dato di conoscere il valore dei canoni di locazione che verranno applicati”. In questo contesto il settore pubblico riminese che ruolo sta svolgendo? “Nella nostra ricerca abbiamo inserito un capitolo riguardante le “buone pratiche”che testimonia con i fatti che il pubblico di cui siamo parte sta facendo la sua parte, mettendo a disposizione, entro i prossimi anni 609 alloggi (458 già cantierati e 151 programmati) a locazione permanente, con canoni che variano da 250 e 400 euro al mese. Un impegno ribadito anche nel Bilancio di Previsione 2009 appena approvato con 52.699.545 Euro di investimenti. È inoltre attiva da alcuni anni l’Agenzia per la Locazione, gestita da ACER, che ha reperito sul mercato privato a prezzi calmierati 252 alloggi, che potranno ulteriormente crescere nel 2009, fornendo così alla comunità una soluzione di governo dell’emergenza abitativa. Abbiamo anche individuato percorsi fino ad oggi mai sperimentati che speriamo possano avere un futuro. Come il recupero, a scopo abitativo, di pensioni e alberghi ormai fuori mercato e non più utilizzabili per attività turistiche, da cui ricavare un numero significativo di alloggi a canone calmierato – circa 1000 alloggi dalla riconversione di 50/60 alberghi - senza aggiungere cemento”. Il Rapporto che avete presentato apre ad una collaborazione a tutto campo, anche con i privati. Che clima state riscontrando? “Crediamo molto nella possibilità di creare sinergie con gli operatori privati, le banche e le fondazioni, per investimenti finalizzati a rispondere a quell’area di famiglie che non possono comprare casa, non sono nelle graduatorie ERP ma, continuando a pagare 600/700 euro al mese di affitto, rischiano di scivolare nella povertà. Con una concertazione pubblico-privata si potrebbe mettere a punto un piano di fattibilità per la realizzazione di abitazioni in locazione, a termine e permanente, a costi di costruzione, vendita e affitto significativamente inferiori a quelli di mercato. Ho molto apprezzato la scelta della Diocesi di Rimini di utilizzare parte del proprio patrimonio immobiliare per dare risposte alle famiglie in difficoltà nella ricerca di una casa. E anche la disponibilità a sedersi attorno ad un tavolo di tutti gli enti pubblici e i privati che hanno partecipato all’incontro di presentazione del Rapporto. Ora è tempo di passare dalle parole ai fatti! Noi siamo pronti a fare la nostra parte, portando in campo dinamismo, idee e risorse, ci aspettiamo che anche gli operatori privati, la Curia, le banche e le fondazioni facciano la loro, senza pretese esclusive. In un momento come questo c’è bisogno del contributo di tutti”. Negli ultimi tempi si è molto parlato dei nuovi regolamenti di accesso all’Erp. Condivide le modifiche apportate? “Il lavoro svolto da Provincia, Comuni, Acer e Sindacati nell’ambito del Tavolo di Concertazione Provinciale, è stato rilevante per migliorare l’accesso all’Erp, anche nella parte relativa all’attribuzione dei punteggi per entrare in graduatoria, che in passato aveva determinato alcune incongruenze. Tra le migliorie di maggiore impatto anche il fatto di privilegiare l’anzianità di presenza in graduatoria delle famiglie invece dell’anzianità di residenza. E il limite, fissato in due anni, all’ospitalità negli alloggi Erp. Però per migliorare il sistema dell’Erp sarebbe necessario che la Regione Emilia–Romagna apportasse alcune modifiche alla Legge di Riforma del 2001. Per esempio riducendo il limite reddituale massimo di permanenza nell’Erp, che ha ormai superato i 48.000 euro ISE e difficilmente determina l’uscita di coloro che non hanno più bisogno di un alloggio pubblico a favore di coloro che, al contrario, per ragioni economiche hanno la necessità di un alloggio popolare. In questo senso andrebbe considerata l’esigenza di far corrispondere i limiti di reddito per entrare nell’Erp (32.500,00 euro ISE e 16.260 euro ISEE) con quelli per uscire, assicurando così un più consistente turn over degli alloggi pubblici. In questo modo l’alloggio Erp resterebbe un modo per risolvere un bisogno invece di trasformarsi in un diritto acquisito, se non un privilegio. Sempre in quest’ottica si dovrebbe eliminare la norma che consente di rimanere nell’Erp, seppur con una casistica molto limitata, anche ad assegnatari che risultano proprietari di abitazioni. Perché la casa va assegnata a chi non ha altre possibilità e non di certo a chi possiede un bene”. Come sta procedendo il passaggio dalla convenzione alla concessione con i Comuni proprietari del patrimonio Erp? “Stiamo già gestendo le concessioni di quasi tutti i Comuni dallo scorso luglio. Gli uffici Acer hanno governato con la consueta preparazione ed efficienza il passaggio dai due regimi di gestione e non ci sono stati problemi. Il 9 dicembre scorso, inoltre, anche la Giunta Comunale di Rimini ha approvato il passaggio alla concessione. Pertanto possiamo affermare, con soddisfazione, che ora l’intero sistema provinciale dell’Erp si muoverà su un unico binario, in forma omogenea ed unitaria, risparmiando risorse stimate in circa 300.000 euro su base annua, di cui oltre 160.000 euro solo a Rimini”.

Numero 1, 11° edizione - anno 2008