1. POCHE GARANZIE ALLE ACER DALLA NUOVA LEGGE REGIONALE
"L'UNICA STRADA PERCORRIBILE È UNA NUOVA POLITICA ABITATIVA"
Il Presidente Carboni: "Senza una visione unitaria da parte dei comuni sulle politiche abitative le azioni di questi anni per contrastare il disagio rischiano di essere vanificate". E' trascorso quasi un anno dall'approvazione della nuova Legge Regionale dell'Edilizia Residenziale Pubblica. La riforma del settore è infatti entrata in vigore nell'agosto 2001. L'Acer di Rimini è ora nella sua piena operatività. Tuttavia la nuova era dell'Erp, tra le tante luci, getta anche alcune ombre sulle Aziende Casa Emilia Romagna, chiamate ad un grande salto di qualità ma senza sufficenti garanzie. Presidente Carboni, quali sono le zone d'ombra che l'Acer di Rimini ha rilevato all'interno della Legge di Riforma? "La nuova Legge Regionale è piena di incongruenze e contraddizioni. Il periodo di tutela che la normativa ci garantisce è irrisorio. L'articolo 52 della nuova Legge concede alle Acer per quattro anni di mantenere la gestione del patrimonio Erp di proprietà. Quando invece alle aziende speciali dei Comuni, molto vicine alla forma giuridica attualmente assunta dalle Acer, le normative vigenti assicurano una fase di salvaguardia di almeno 10 anni nel caso in cui i servizi erogati coprano il 75% del territorio. Dieci anni nei quali le aziende in questione hanno diritto a mantenere le convenzioni di servizi in atto con i Comuni, senza possibilità che queste vengano disdette, in quanto è compito dell'ATO territoriale assumere i compiti di vigilanza e controllo. Invece alle Acer, che hanno una copertura maggiore del 75% del territorio, vengono lasciati solamente quattro anni di salvaguardia, in più senza l'obbligo da parte dei Comuni di mantenere, per questo periodo, i servizi amministrativi in essere. Un autentico paradosso: in questo quadriennio infatti i servizi "possono", e non "debbono", essere affidati alle Aziende Casa. Il buon senso e la ragione dovrebbero suggerire ai Comuni, che si sono potuti avvalere positivamente dello Iacp prima e dell'Acer ora, di continuare ad avvalersi di un ente che di fatto è di loro proprietà" Sono in atto azioni per giungere ad una modifica della Legge Regionale sotto questo punto di vista? "Purtroppo non mi risulta che nessuno abbia avanzato fino a questo momento istanze di modifica in questa direzione. Vorrà dire che saremo noi, come Acer di Rimini, i primi a farlo. Occorre rilanciare la proposta sul tavolo regionale perché il periodo di salvaguardia venga quantomeno raddoppiato rispetto a quello attuale, se non portato ai 10 anni delle aziende speciali. Resto inoltre convinto che la Riforma Regionale, privando le Aziende della proprietà del patrimonio Erp, avrebbe dovuto contestualmente rendere obbligatorio il conferimento dei servizi in materia alle Acer oltre a prevedere l'istituzione di un Fondo perequativo (manutenzioni e nuove costruzioni) a favore dei Comuni più piccoli". La Riforma ha portato alla ribalta delle politiche abitative nuovi enti territoriali. Qual è il rapporto con i nuovi interlocutori? "Prima della Riforma i protagonisti erano lo Stato, le Regioni e gli Iacp. Ora sono la Regione, che ha il compito di coprire una parte del fabbisogno finanziario dell'Erp, i Comuni, a cui vengono demandate tutte le competenze in materia di definizione delle politiche abitative, di regolamentazione dell'organizzazione dei servizi e di controllo sulla gestione degli stessi, e le Acer (ex Iacp) a cui spetta la realizzazione degli interventi e la gestione dei servizi in qualità di ente strumentale dei Comuni per la gestione e la realizzazione operativa delle politiche abitative. Il legislatore aveva dunque compreso appieno l'importanza e il patrimonio di esperienza in mano alle Acer. Caratteristiche che invece alcuni enti locali non sembrano considerare adeguatamente". State incontrando qualche problema con i Comuni? "In questo momento sono in atto spinte esterne molto diversificate, che vanno dalla visione autarchica e municipalista ad un uso strumentale della funzione dell'Acer per accaparrarsi le risorse della Legge 560 fino al piccolo cabotaggio di chi pensa che le Acer possano essere terreno di conquista delle lobby economico-imprenditoriali, legate alla gestione immobiliare, o al privato sociale, laico o religioso che sia. In un periodo come questo in cui tutti sono impegnati nella ridefinizione del proprio ruolo si possono verificare equivoci e fraintendimenti che ci auguriamo possano essere chiariti per il bene di tutti. Vogli dire, per essere ancora più chiaro, che le leggittimeaspirazioni di operatori, funzionari e dirigenti che vedono nella legge anche un opportunità di arricchimento professionale e di responsabilità, non è incompatibile con l'esigenza di mantenere in capo all'ACER la gestione unitaria dei servizi, cosi come l'esigenza di visibilità e consenso da parte di qualche amministratore non può tradursi nella ingenua richiesta di fare assumere all'Acer la funzione di semplice "depandance" esecutiva dei Comuni. Mentre così come prevede la Legge Regionale spetta all'Acer, che ha già superato il suo esame con la conversione da istituto ad azienda, occuparsi dell'organizzazione e della realizzazione dei servizi in assoluta autonomia, applicando i Regolamenti definiti dai Comuni riuniti nel Tavolo di Concertazione provinciale C'è purtroppo una tendenza ad interpretare in maniera semplicistica le competenze che prima erano degli Iacp e che oggi passano nominalmente ai Comuni, come se si trattasse di spingere un tasto sul telecomando e cambiare canale. I servizi che l'Acer eroga hanno invece un contenuto tecnico-procedurale ed una densità di relazioni sociali che non si apprendono dall'oggi al domani. Se si fanno strada logiche diverse da quelle della solidarietà sociale si rischiano differenze di trattamento da Comune a Comune, dispersione di energie e di denaro con una gestione del patrimonio non più efficiente. In sostanza si rischia di mettere in ombra la finalità sociale delle politiche abitative, disgregando gli interventi fin qui prodotti e ritornando allo stato dell'arte di prima del 1997, anno di costituzione dello Iacp di Rimini". Quali soluzioni propone l'Acer di Rimini per evitare il rischio di disgregamento e retrocessione degli interventi riguardanti le politiche abitative? "Le politiche abitative non si inventano dall'oggi al domani. Lo affermiamo, in quanto Acer di Rimini, con cognizione di causa. In tutti questi anni abbiamo svolto attività di sussidiarietà nei confronti dei Comuni: l'Acer/Iacp si è occupata in prima persona delle politiche abitative, non per sua volontà ma perché non c'erano altri disposti a farlo. L'Acer non è solo un ente strumentale ma, grazie alle competenze acquisite, è in grado di svolgere un ruolo propositivo e di stimolo, contribuendo in questo modo alla crescita complessiva delle politiche abitative. La mia opinione è che i Comuni debbano scendere in campo occupandosi in prima persona e in maniera unitaria delle politiche abitative: programmando e mettendo a disposizione aree e risorse, anche attraverso l'accensione di mutui, per interventi che accrescano il patrimonio Erp, in un rapporto più dinamico con gli interlocutori pubblici e privati. Ritengo non abbia senso che i Comuni disperdano risorse ed energie nella realizzazione degli interventi e nella gestione diretta dei servizi, perché questo lo fa già l'Acer e lo fa bene. Abbiamo dato e stiamo dando risposte importanti". Qual è quindi il valore aggiunto portato fino a questo momento da Iacp/Acer alle comunità e agli enti locali? "Dal 1998 al giugno di quest'anno nel riminese sono stati assegnati 387 alloggi. Entro la fine dell'anno ne saranno consegnati ulteriori 15 tra Riccione e Morciano. Nei prossimi 3-4 anni si prevede la costruzione e la consegna di altri 337 nuovi alloggi e di 150/200 alloggi recuperati a seguito del normale turn-over degli assegnatari. L'Agenzia per l'emergenza abitativa, che abbiamo costituito con l'Assessorato ai Servizi Sociali di Rimini, è un progetto particolarmente importante che non ha eguali in Emilia Romagna. Un servizio significativo, come testimoniano le adesioni già deliberate dai Comuni di Rimini e Santarcangelo e quelle prossime di Riccione e Verucchio. L'Agenzia fornirà a breve i suoi primi servizi all'esterno attraverso l'accordo con la Provincia per il progetto legato ai lavoratori in mobilità e tramite l'accordo con l'Assessorato alla Scuola di Rimini per un progetto rivolto agli studenti universitari. Abbiamo inoltre attivato il Servizio di Amministrazione Condominiale che presto si presenterà anche sul mercato privato. Sta per partire l'ASA, il Servizio appalti che si proporrà come servizio "chiavi in mano" per i Comuni. Siamo infine intenzionati a costituire una società di scopo, prevista dalla Legge Regionale, per poter attingere ai finanziamenti regionali per la locazione permanente. Tutto questo, e molto altro, rischia di andare in fumo. Siamo in una fase di crescita intensa e delicata in cui è necessario il pieno sostegno e la fiducia da parte delle Amministrazioni Comunali e della Provincia. Mi auguro sinceramente che prevalgano buon senso e razionalità e che una volta definiti i Regolamenti al Tavolo di Concertazione provinciale si lascino tutti i servizi in convenzione all'Acer che garantirà piena disponibilità e collaborazione a fornire report periodici, assicurare collegamenti informatici e consentire tutti i controlli che i Comuni riterranno necessari. L'Acer ha già dimostrato con i fatti di fare bene il proprio mestiere. Deve pertanto essere messa in condizione di crescere e svilupparsi, assegnandogli senza riserve la funzione di presidio e di soggetto istituzionale forte per la realizzazione delle politiche abitative decise dalle comunità locali".
Numero 1, 5° edizione - anno 2002